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4 modi per mantenere il cervello attivo e sano

Tutti sappiamo che per migliorare la salute del nostro corpo, dobbiamo fare esercizio fisico. Ma sapevi che è possibile allenare anche il nostro cervello e mantenerlo attivo? In questo articolo troverai dei consigli utili per capire come riuscirci.

Quando ho letto il libro di Wendy Suzuki “Happy Brain” ricordo la sensazione che ho provato già scorrendo le prime pagine.

Ero colpita dalla leggerezza e dalla semplicità del racconto, diretto e realistico nonostante la complessità del tema trattato: il cervello umano e i suoi segreti.

Senza dubbio questo libro ha suscitato in me un enorme interesse verso il concetto di cervello attivo, flessibile ed elastico.

In altre parole, grazie a lui, ho iniziato ad amare i bei cervelli.

Wendy e il “bel” cervello

👧🏻 Ma chi è Wendy?

È una ricercatrice di neuroscienze con una carriera brillante e ricca di soddisfazioni, ma nonostante questo non si può dire che sia una persona pienamente felice. 

Sveglia, però, sì. Senza dubbio. Wendy infatti capisce che qualcosa non va nella sua esistenza e decide di fare un esperimento su se stessa.  

Inizia a “studiarsi” mentre compie piccole e graduali modifiche nelle sue abitudini di vita come, ad esempio, praticare attività fisica regolarmente, adottare un regime alimentare più equilibrato, cambiare strada per andare al lavoro senza usare il gps.

Inizia quindi a fare certe cose con modalità diverse rispetto a come aveva fatto nei suoi precedenti 40 anni.

Al contempo Wendy inizia a studiare il proprio cervello, con strumenti di neuroscienze che permettono di vedere e mappare che cosa accade ai suoi neuroni e alle sue aree cerebrali.

Tutto procede normalmente fino a quando, ad un certo punto, scopre che in pochi mesi non erano cambiate solamente la sua vita e le sue abitudini, ma anche a livello celebrale si stavano attivando intere aree fino a quel momento inutilizzate. 

Le strutture e le connessioni tra i vari neuroni stavano cambiando, modificando l’architettura generale del cervello e rendendolo più bello e flessibile. 

💪 Metaforicamente potremmo dire che lo stava allenando proprio come si fa con un muscolo qualsiasi, e con benefici sorprendenti.

Un cervello con più memoria e creatività

Ma non è tutto.

Scopre addirittura che si sente più energica, la sua memoria migliora, si sente più creativa, efficace e rapida sia nel lavoro che nella vita privata. 

Anche a livello sociale diventa più “attraente” agli occhi degli altri, più desiderata. Possibile?

Le ragioni biochimiche spiegano il perché di tutto ciò. 

E proprio attraverso il suo libro e la sua storia, Wendy ci racconta come questo sia possibile per ciascuno di noi, attraverso un percorso facile e valido per tutti, arricchito da consigli pratici per migliorare le nostre capacità cognitive e di apprendimento mantenendo il cervello attivo.

Ma perchè dovrei allenare il mio cervello?

Da Wendy impariamo che tutto questo si può fare con attività semplici e anche divertenti. Ma perché dovresti farlo? Che vantaggi ci sono?

➡️  Il mondo cambia rapidamente e richiede nuove abilità mentali vitali per pensare, imparare ed essere creativi. Che tu sia un adolescente, un adulto o nella terza età, più flessibile sei, meglio stai nel mondo.

➡️  Se il tuo cervello lavora meglio oggi, avrai dei benefici anche nel futuro. Mantenendolo in forma, rallentano infatti anche gli effetti naturali dell’invecchiamento celebrale che tutti noi ci troviamo prima o poi ad affrontare. 

➡️  Se rendi il tuo cervello più flessibile sarà anche più veloce nel risolvere problemi, avrai un raggio “mentale” aumentato. Avrai una marcia in più per competere con gli altri perché penserai fuori dagli schemi. 

Quindi come ringiovanire e mantenere il cervello attivo?

Come riportano Wendy nel suo libro e  André Vermeulen nel suo  ecco 4 abitudini quotidiane per allenare il cervello a qualsiasi età (avete letto bene, a qualsiasi età!!):

✔️ ESERCIZIO FISICO: attiva il cervello mantenendolo in forma e integrato. Non è necessario fare la maratona di New York, ciò che conta è la costanza. Anche una passeggiata di 30 minuti ogni giorno ha effetti strabilianti. Ecco qui un video della nostra Wendy che sicuramente ti spronerà a muoverti da oggi.

✔️ ESERCIZI MENTALI:  impara qualcosa di nuovo, come un gioco da tavolo o di carte, una strada diversa per andare a scuola, al lavoro, oppure al tuo ristorante preferito, suonare uno strumento. O ancora leggere qualcosa di diverso dal tuo ambito o dalle tue passioni, studiare, meditare.

✔️ CAMBIARE: cambia il tuo ristorante preferito, cambia il posto a tavola, cambia visuale. Cambiare fa bene al cervello. Non fare sempre le stesse cose  solo perché ti fa sentire sicuro.  Con quel “sicuro” invecchi!

✔️ FAI ESPERIENZE DIVERSE: prova a riconoscere degli oggetti ad occhi chiusi toccandoli solo con le mani. In questo modo il cervello sarà costretto a fare tantissime operazioni mentali insolite rispetto a quando sei semplicemente impegnato a guardare un oggetto.

Ma anche fare la doccia ad occhi chiusi, assicurandoti che shampoo e bagnoschiuma siano in zone diverse. Oppure prendere degli oggetti di uso comune e osservarli attentamente dopo averli messi al contrario.

Puoi anche pensare di “copiarli” a mano, così come li vedi girati. Così guarderai le cose da un altro punto di vista…in tutti i sensi. Insomma sperimenta, prova, divertiti. 

E come dice Wendy:

“.. Non sono trucchi ma scienza, perché i meccanismi che regolano la connessione corpo-cervello sono universali e comprovati: basta una scintilla per innescare una reazione.”

 

Articolo a cura di Sarah Noemi Bonomi, psicologa del benessere

Attacchi di panico: perché ne soffriamo?

Usiamo spesso le parole “attacco di panico” e “ansia” per descrivere momenti difficili e sensazioni sgradevoli.  Ma che cos’è un attacco di panico? É diverso dall’ansia? Ecco un articolo per comprendere una problematica sempre più comune.


Stai camminando in un parco, la giornata è splendida e la temperatura è ottima.
Dopo una settimana così intensa, una passeggiata nel verde era proprio quel che ci voleva per “ricaricare le pile”.

All’improvviso, però, percepisci una strana sensazione, non sai ben definirla né capirne il motivo. A poco a poco, senti che il respiro si fa più affannoso, le mani tremano e il cuore comincia a battere all’impazzata. Non hai la minima idea di cosa stia succedendo, sai solo che hai paura. Forse stai per avere un infarto, o magari un ictus?

Poi, dopo un tempo che ti è sembrato lunghissimo, cominci a sentire di nuovo l’aria nei polmoni, il cuore rallenta e la paura si affievolisce. Ti restano un profondo senso di spossatezza e la preoccupazione che ciò che ti è appena successo possa ripetersi… hai avuto un attacco di panico.

 

 

👓 Se stai leggendo questo articolo, forse è capitato a te o a qualcuno che conosci di sperimentare queste sensazioni. Se è così, sappi che non sei il solo.

⭕ Gli attacchi di panico e le problematiche legate all’ansia sono tra i disturbi più diffusi ed in continuo aumento. Ansia e panico, però, non sono la stessa cosa ed è bene conoscerli e saperli distinguere, anche se la differenza tra le due condizioni è sottile e talvolta possano presentarsi insieme.

Attacchi di panico e ansia: che cosa sono e come si distinguono

Possiamo definire l’ansia come una condizione più generalizzata e pervasiva rispetto al panico. L’ansia può manifestarsi in uno o più ambiti della vita ed è caratterizzata da una certa durata nel tempo. Per esempio, in vista di un esame importante possiamo provare ansia anche per diverse settimane prima di sostenerlo.

I sintomi d’ansia possono manifestarsi a diversi livelli:

1️⃣  cognitivo: difficoltà di concentrazione, indecisione, rimuginio, ecc.
2️⃣  emotivo: irritabilità, demoralizzazione, ecc.
3️⃣  fisico: tensione muscolare, insonnia, tremori, ipersudorazione, ecc.

Il panico si manifesta, invece, sotto forma di attacchi improvvisi: coglie totalmente di sorpresa, si sviluppa e raggiunge l’apice in pochi minuti e può lasciare un senso di stanchezza e spossatezza. Durante questi attacchi, i sintomi si manifestano soprattutto a livello fisico e sono spesso intensi, accompagnati dalla paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo.

Tra i sintomi di attacchi di panico più comuni troviamo:

🟡  difficoltà di respirazione
🟠  ipersudorazione
🟡  tachicardia
🟠  vertigini
🟡  debolezza

I primi attacchi di panico non sembrano essere legati a situazioni particolari. Con il tempo, però, è possibile che la persona associ questi attacchi a determinati contesti e situazioni, arrivando a fare di tutto per evitarli o per controllarli. Quando gli episodi si verificano con una certa regolarità, allora si può arrivare a configurare un vero e proprio Disturbo di Panico.

🔎 Da dove vengono gli attacchi di panico?

Ogni persona è diversa e per capirne i sintomi serve esaminare attentamente le sue condizioni di vita e la sua storia personale. Detto questo, è possibile individuare alcune caratteristiche ricorrenti tra coloro che soffrono di attacchi di panico. Queste hanno a che fare non solo con gli specifici tratti di personalità, ma anche con il tipo di società in cui viviamo.

📜 Innanzitutto, il termine panico non è casuale, ma ha riferimenti… mitologici!📜

Deriva infatti dal nome del dio greco Pan, famoso per avere un corpo per metà umano e per metà caprone. A differenza di altre divinità greche, come Zeus o Marte, Pan non viveva sulla cima del monte Olimpo ma nelle profondità dei boschi e nelle campagne.

Il termine “timor panico nacque proprio per definire le spaventose urla che il dio rivolgeva ai malcapitati che osavano disturbare il suo sonno. La doppia natura, umana e caprina, che caratterizza Pan rappresenta bene la duplicità che ogni persona ha dentro di sé: nell’uomo infatti convivono istinto e ragione, emotività e razionalità.

👥 Gli attacchi di panico come “finestra” sulle emozioni

Alcune persone “scordano” con più facilità questa duplicità, dando spazio solo al lato logico e razionale ed esprimendo con difficoltà la parte più profonda, istintuale ed emotiva. Possiamo arrivare a reprimere le nostre emozioni o addirittura a negarle, per paura delle conseguenze, di venirne sommersi o di perdere il controllo.

L’attacco di panico può diventare, in certi casi, quella necessaria valvola di sfogo, lo scatenarsi improvviso di forze per troppo tempo messe da parte e che ora tornano  a reclamare il proprio spazio. Quelle emozioni che ci sforziamo di chiudere fuori dalla porta finiscono, così, per rientrare dalla finestra.

Ma questa difficoltà a essere in contatto con le proprie emozioni non è solo legata alle caratteristiche personali e alla storia di vita del singolo. Siamo, infatti, esseri sociali: influenziamo e siamo influenzati da ciò che ci circonda.

 

Come il mondo intorno a noi favorisce gli attacchi di panico

Esperti e studiosi hanno discusso e discutono sulle caratteristiche del mondo occidentale nella nostra epoca storica. Tra questi possiamo trovare:

ipervelocità: sappiamo praticamente in tempo reale quello che succede dall’altra parte del mondo, si viaggia
ovunque e rapidamente, la comunicazione è quasi istantanea…

senso di onnipotenza: la tecnologia permette oggi di fare ciò che fino a qualche anno fa sembrava
fantascienza, basti pensare ai progressi in campo medico, ingegneristico…

strapotere” della tecnica: chi oggi non ha uno smartphone, un computer o una connessione internet, è
praticamente tagliato fuori dal mondo.

In una società che premia l’immediatezza e il risultato, è molto faticoso lasciare spazio al mondo interiore e alle emozioni, che per loro natura richiedono tempo per essere espresse, elaborate e comprese.

 

Evitare l’attesa: gli attacchi di panico e il tempo

▶️ L’epoca moderna è caratterizzata dal mito del presente. Il progresso tecnologico ha infatti permesso di ridurre notevolmente, se non in certi casi addirittura di azzerare, il tempo di attesa tra il sorgere dei nostri desideri e la possibilità di realizzarli.

A poco a poco, abbiamo disimparato a tollerare l’attesa e abbiamo cominciato a viverla in maniera sempre più negativa.

⏩ Inoltre, il futuro che si apre davanti a noi è ricco di contraddizioni. Siamo circondati da messaggi di successo, autorealizzazione, progresso, ma anche da situazioni di crisi economica, disuguaglianze crescenti, conflitti e problemi ambientali.

Di fronte a queste contraddizioni la nostra società sembra fuggire, per allontanare da sé la spiacevole sensazione di non avere il controllo e di doversi confrontare con un futuro imprevedibile.

⏹️ Sono proprio queste le condizioni che possono facilitare l’insorgere degli attacchi di panico. All’indeterminatezza del futuro e all’intollerabile ansia dell’attesa si sostituisce la paura di una minaccia nota (tutte quelle situazioni che scatenerebbero la crisi, come i luoghi affollati, gli spazi chiusi, ecc), che in quanto tale rassicura e da cui si può (illusoriamente) fuggire.

Recuperare il senso dell’attesa diventa allora fondamentale, per una società che non sa più aspettare.

 

Attacchi di panico: problema o risorsa?

Che il futuro porti con sé l’ignoto, l’enigma e sfugga al controllo infatti, è di per sé inevitabile. Ma con questa consapevolezza tocca a noi scegliere:

🔵 vivere il futuro come una minaccia che ci piomba addosso. Non è un caso che molto spesso gli attacchi di panico si manifestino alle soglie di importanti passaggi evolutivi: la fine della scuola e l’ingresso nel mondo degli adulti, l’inizio di una convivenza, un nuovo lavoro…

🔵 imparare ad andare incontro al futuro, ma in una attesa attiva, con la convinzione di poter contribuire a costruirlo pur rimanendo consapevoli dei limiti e delle incertezze.

Come insegna la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, in ogni sintomo è possibile vedere da una parte un campanello d’allarme che segnala che qualcosa non va: nel caso del panico, un mondo emotivo negato, la difficoltà di affrontare il futuro e le sue ambiguità.

Allo stesso tempo, nel sintomo si intravede anche parte della soluzione stessa: nel caso dell’attacco di panico, poter riunire i due lati di Pan. Potersi riappropriare di una spontaneità nel rapporto col proprio mondo interiore, con le proprie emozioni, può diventare anche la chiave per affrontare il futuro con fiducia.

 

Articolo a cura di Marco Florio, psicologo del benessere.