La nostra spesa è diventata più green?

La nostra spesa è diventata più green? Riflessioni in “semifreddo” sul cambiamento dei consumi in tempi di Covid.

Siamo ciò che mangiamo.” La celebre frase del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach comunica un concetto tanto semplice quanto profondo. Riflettere su quali sono – o sono diventati – i nostri cibi preferiti può infatti rivelarci qualcosa di noi.

E il momento attuale, segnato da una profonda discontinuità legata alla pandemia Covid-19, sembra particolarmente favorevole per riflettere su come stanno cambiando le nostre abitudini, a partire da quelle alimentari.

Dunque, chi siamo? O meglio, che cosa mangiamo?

Gli acquisti compulsivi

Le foto degli scaffali vuoti dei supermercati scattate tra febbraio e marzo 2020 sono ormai un ricordo lontano, ma rimangono tra le più emblematiche dello stato di ansia che ha caratterizzato la prima fase della pandemia.

In quel momento così critico, molte persone hanno acquistato beni a lunga conservazione in grandi quantità, accumulando scorte di cibo nella propria dispensa. Non a caso, i dati Nielsen mostrano che la GDO, nella settimana del 17-23 febbraio 2020, ha registrato un +8,34% di vendite rispetto allo stesso periodo del 2019, dato che ha ricevuto un ulteriore impulso nelle settimane successive, con crescite a doppia cifra, stabilizzandosi intorno ad un +2,7% solo nell’ultima settimana di marzo 2020.

Ma perché si è verificata questa “corsa agli acquisti”? Come affermano i due esperti di marketing Kristina Durante e Juliano Laran in un articolo del 2016, gli acquisti compulsivi costituiscono una vera e propria strategia per fronteggiare le situazioni stressanti, per esercitare il controllo di un ambiente altrimenti incontrollabile.

Non stupisce quindi che, di fronte ad un virus pericoloso e completamente sconosciuto, gli italiani siano corsi a comprare i loro prodotti preferiti. Un esempio su tutti? La pasta.

Se è certo che la pandemia ci abbia spinto ad accumulare scorte di cibo, è altrettanto chiaro che questo tipo di comportamento ha rappresentato una risposta emergenziale e momentanea. È lecito, a questo punto, chiedersi: il Covid ha favorito anche altri cambiamenti, di più lunga durata? Ci ha, in qualche misura, resi “migliori”, avvicinandoci a scelte di consumo più sostenibili?

Il Covid ci ha resto ‘migliori’, la nostra spesa è diventata più green?

La risposta a queste domande è tutt’altro che semplice e, soprattutto, in continuo divenire. Tuttavia, si evidenziano alcuni trend interessanti che possono aiutarci a capire se davvero la nostra  spesa sia diventata più green. Vediamone insieme tre.

Il Biologico

Come sottolinea il rapporto “Bio in cifre 2020” presentato dall’Ismea, rispetto alla fase precedente alla crisi gli italiani si sono rivolti con maggiore decisione verso il biologico. Nel 2020 si è infatti registrato un +7% nel consumo di cibi biologici rispetto all’anno precedente.

Tale incremento, trainato dalla GDO, è stato ulteriormente consolidato nel 2021, anno in cui si è registrata un’ulteriore crescita del 5% nel settore che, come riporta una ricerca di Nomisma, ha raggiunto un valore di 4,6 miliardi di euro.

“Nel 2021, il biologico ha raggiunto un valore di 4,6 miliardi di euro”

Da un punto di vista psicologico, la tendenza ad acquistare alimenti biologici si mostra in linea con un accentuato bisogno di sicurezza, ma anche con il desiderio di prendersi cura di sé e della propria salute.

Parallelamente, è diminuita sensibilmente la richiesta di cibi pronti e preconfezionati, che hanno lasciato posto alla preparazione di pietanze casalinghe.

L’Homemade

Veniamo, quindi, al secondo trend, quello dell’homemade.

Come mostrano i dati Nielsen nel periodo della pandemia è aumentata la domanda dei cosiddetti “ingredienti base”, a partire dai quali è possibile realizzare una varietà di cibi tipici della cucina mediterranea: pane, pizza, torte.

I dati del primo periodo di lockdown sono impressionanti: nell’ultima settimana di marzo, la vendita di farine è aumentata del 213% rispetto allo stesso periodo del 2019, sorpassata solo dal lievito di birra (+226%). In crescita anche il burro (+86%), la margarina (+78%) e lo zucchero (+55%).

Il fatto di valorizzare la dimensione casalinga non è nuovo in Italia. Al contrario, la dimensione della convivialità, centrale nella nostra cultura, può aver rappresentato un modo per fronteggiare il difficile periodo di isolamento.

I comportamenti anti-spreco

Un ultimo dato da celebrare per gli appassionati di sostenibilità riguarda i comportamenti anti-spreco. Il Rapporto Waste Watcher 2021 mostra, infatti, che nel 2020 le famiglie italiane hanno ridotto lo spreco alimentare, sceso da 6,6 euro settimanali a 4,9 euro, anche grazie a una maggiore attenzione nella conservazione degli alimenti e una rinnovata tendenza a mangiare tutto, anche gli avanzi.

“Nel 2020 le famiglie italiane hanno ridotto lo spreco alimentare”

Il fatto di dover consumare la gran parte dei pasti nel contesto casalingo e il maggiore tempo dedicato alla loro preparazione potrebbe aver giovato in tal senso, consentendo una migliore pianificazione dei pasti e una conseguente riduzione degli sprechi.

Conclusioni

Le tre tendenze presentate suggeriscono che la pandemia Covid-19 ci sta avvicinando alla preferenza per un cibo semplice e meno trattato, stimolandoci al tempo stesso a sprecare meno.

Lo scenario è, tuttavia, più complesso: accanto a questi trend, infatti, una ricerca del CREA ha chiaramente mostrato un aumento nel consumo di comfort food: spuntini salati, dolci e bevande alcoliche hanno infatti registrato un aumento dopo lo scoppio della pandemia, in risposta all’esigenza di “viziarci” in un momento difficile.

In generale, comunque, i cambiamenti evidenziati sembrano promettenti! Sarà interessante aggiornarsi più avanti per capire se si consolideranno nel tempo e se, davvero, il la nostra spesa sarà diventata più green.

Articolo di Cecilia Cornaggia esperta in consumi e sostenibilità