gestire la rabbia

7 Consigli per imparare a gestire la rabbia

Una corretta gestione della rabbia può aiutarci a migliorare sensibilmente la nostra qualità della vita. In questo articolo scopriamo come riuscirci. 

😠 La rabbia è una delle sette emozioni di base dell’uomo. Serve a segnalare un ostacolo che si pone tra noi ed un obiettivo importante ed è un campanello d’allarme capace di generare una reazione di attacco. 

I modi di reagire a questa emozione sono differenti per ognuno di noi: alcuni la interiorizzano, altri cercano di evitare lo stimolo che provoca rabbia. Altri ancora la sfogano attraverso parole o comportamenti non adatti alla situazione.

Ci sono poi persone che stanno male e pensano costantemente alla situazione che genera rabbia; rimuginando, non fanno che mantenerla sempre viva!

La buona notizia è che se non possiamo cambiare gli eventi, possiamo però imparare a modificare le nostre reazioni ad essi. 

Ecco sette semplici tecniche per cercare di gestire la rabbia. 

1️⃣ Individua i primi segnali

Prima di tutto bisogna imparare ad individuare quelle situazioni in cui la rabbia potrebbe prendere il sopravvento. 

I segnali più comuni sono:

  • costante sensazione di non riuscire a controllarsi
  • avere spesso discussioni animate 
  • sentirsi impazienti
  • trovare irritanti molte persone

2️⃣ Focalizzarsi sulla soluzione

Uno degli errori più comuni è quello di concentrarsi sul problema e non sulle possibili soluzioni.

Ad esempio se il capo assegna un lavoro extra da portare a termine il sabato mattina sarebbe meglio
concentrarsi sul capire come finire al meglio il compito piuttosto che farsi prendere dalla rabbia, non
riuscendo a lavorare bene.

3️⃣ Usare l’ironia

Una sana dose di autoironia può aiutarci ad alleggerire il problema e prevenire gli scatti di rabbia.

Potresti provare anche a “ridicolizzare” la tua reazione sedendoti davanti ad uno specchio e osservandoti mentre ti arrabbi.

Osservarci può  aiutare infatti a comprendere meglio le nostre reazioni; questo esercizio può essere efficace soprattutto quando la rabbia sta montando, per impedire che si inneschi l’escalation.

4️⃣ Rilassarsi e praticare meditazione

Usare delle tecniche di rilassamento per gestire la rabbia proprio magari mentre sta salendo può essere molto efficace per spostare il focus su se stessi.

🏖️Ad esempio potrebbe essere utile  immaginare di trovarsi in uno scenario rilassante, come una spiaggia o un sentiero di montagna, mentre si ripete a sé stessi una sorta di mantra: “va tutto bene, è tutto sotto controllo”.

La pratica dello yoga e l’ascolto di musica tranquillizzante possono avere la stessa efficacia.

5️⃣Fare attività fisica

Per sfogare e gestire la rabbia e svuotare la mente un rimedio molto efficace è lo sport.

🚴 Fare movimento aiuta infatti a scaricare la tensione e a liberare tutta una serie di sostanze chimiche che aiutano a migliorare il nostro umore, come le endorfine, dette anche ormoni del benessere.

Anche una piccola sessione di corsa è in grado di liberare mente e corpo.

6️⃣ Modificare la comunicazione

Un cattivo modo di comunicare può contribuire a generare situazioni potenzialmente esplosive.

Ecco che allora diventa fondamentale imparare ad utilizzare una modalità di comunicazione assertiva, cioè in grado di far esprimere noi stessi e il nostro punto di vista, rispettando allo stesso tempo quello altrui.

Ad esempio potresti riformulare quelle frasi che descrivono le situazioni che ti fanno arrabbiare con “Io” anziché con “Tu”. Evitare di concentrarci sull’esterno e focalizzarci invece su di noi può stimolarci a riflettere e a stemperare la rabbia.

Inoltre potrà essere d’aiuto spiegare alla persona che cosa nel suo comportamento ha suscitato la nostra rabbia. 

7️⃣ Fare delle pause

⏸️ Per ritrovare la serenità a volte basta regalarsi dei brevi momenti di pausa dalle situazioni che vengono percepite come particolarmente stressanti.

Un suggerimento in questi casi può essere quello di svolgere un’attività alla volta e prendersi una piccola pausa tra ognuna di queste per rigenerarsi. 

➤ Articolo a cura di Laura Santinelli, psicologa clinica